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Steven Heller
I heart design
Rockport

Un libro di Steven Heller dedicato all’influenza che il graphic design dei grandi maestri ha avuto sulla nostra formazione di grafici.
Qual è l’oggetto che ha più pesato sulla nostra futura professione?
Io non ho avuto dubbi. Il Dylan di Milton Glaser mi ha affascinato dalla prima volta che l’ho visto (e mi affascina ancora!).

Milton Glaser
Dylan

Il manifesto di Milton Glaser ‘Dylan’ è stato forse il più coinvolgente oggetto di grafica ai tempi della mia formazione, nei primi anni settanta, quando ero appena uscito dalla scuola. ‘Dylan’ era intriso dello spirito del tempo e se, da una parte, raffigurava in maniera perfetta un cantautore poeta di grande fascino e successo, dall’altra avviava un dialogo profondo con la cultura artistica del novecento (è noto che l’ispirazione prima per Glaser venne dalla famosa silhouette bianconera di Marcel Duchamp). Non solo: il manifesto ‘Dylan’ opera anche una sintesi mirabile tra il ‘campo’ dell’immagine e il ‘campo’ della tipografia nel manifesto, trasformando le due parti del progetto in un tutto unico inestricabile, ma superando anche l’apparente ‘aridità’ progettuale, tipica del razionalismo europeo e italiano allora dominante. A distanza di cinquant’anni, il manifesto di Milton conserva tutta la sua attualità e freschezza. Non sembra un oggetto storico, ma si direbbe uscito oggi dalla matita del designer. Per il mio lavoro è stato fonte di ammirazione, di stupore, di riflessione ed emulazione. Quando mi sono trovato a lavorare con Milton per una sua mostra in Italia non ho potuto fare a meno di parafrasarlo, trasformando solo i capelli che “ soffiano nel vento” in coloratissimi e attuali pixel (il mio manifesto è infatti del 2000) e in un libro dedicato alla rivisitazione del mito dei Beatles, disegnato riandando alla grande grafica pop degli anni sessanta, il ritratto totem di Dylan, come era stato voluto da Milton, dialoga con Ringo Starr.

Andrea Rauch